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   «Questo non è possibile!» disse il principe Andrej, «sarebbe troppo ignobile.»   
   «Qui vivra verra,» concluse Bilibin rilassando di nuovo la pelle della fronte, a indicare che il discorso era finito.   
   Quando il principe Andrej raggiunse la camera che era stata preparata per lui e, con biancheria pulita indosso, si coricò fra piumini e tiepidi, odorosi guanciali, sentì che la battaglia di cui egli aveva recato l'annuncio era lontana, lontana da lui. Ora la sua mente era occupata dall'alleanza prussiana, dal tradimento dell'Austria, dal nuovo trionfo di Bonaparte, dalla rivista, dal ricevimento e dall'udienza particolare che l'imperatore Franz gli avrebbe accordata il giorno dopo.   
   Chiuse gli occhi, ma nello stesso istante nelle sue orecchie presero a rintronare le cannonate, le sparatorie, il rollio delle ruote della carrozza. Ed ecco di nuovo fucilieri che scendevano dalla collina formando un cordone e i francesi che sparavano, mentre lui si sentiva balzare il cuore in petto e procedeva a cavallo a fianco di Schmidt; le pallottole gli fischiavano lietamente intorno e lui provava decuplicato quel senso di gioia di vivere che non aveva più provato dall'infanzia.   
   Si risvegliò.   
   «Sì, tutto questo è accaduto!...» mormorò, sorridendo felice, a se stesso, come un bambino, e si riaddormentò del sonno profondo della gioventù.   
   

   Capitolo XI   

   
   L'indomani si svegliò tardi. Richiamando alla mente le impressioni del passato, si ricordò innanzitutto che quel giorno avrebbe dovuto

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