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imputer à la fin de non-recevoir notre dépêche du 28 octobre. Voilà comment tout cela finira.»   
   E lasciò andare il braccio di Bolkonskij, dando a vedere con questo che adesso aveva proprio terminato.   
   «Demosthènes, je te reconnais au caillou que tu as caché dans ta bouche d'or!» disse Bilibin, con la capigliatura che gli ricadeva in avanti per il piacere.   
   Tutti scoppiarono a ridere. Ippolit rideva più forte di tutti gli altri. Le risate lo soffocavano, lo facevano soffrire, ma non riusciva a trattenersi da un riso sfrenato che stirava la sua faccia sempre immobile.   
   «Dunque, signori, ascoltatemi,» disse Bilibin, «Bolkonskij è ospite in casa mia e qui a Brünn voglio offrirgli, per quanto posso, tutte le gioie della vita che sono concesse in questo luogo. Se fossimo stati a Vienna, sarebbe stato facile; ma qui, dans ce vilain trou morave, è più difficile, e io chiedo aiuto a voi tutti. Il faut lui faire les honneurs de Brünn. Voi v'incaricherete del teatro, io della società, e voi, Ippolit, delle donne, ben inteso.»   
   «Bisogna fargli conoscere Amélie; è un vero incanto!» disse uno dei nostri baciandosi le punte delle dita.   
   «Insomma, bisogna convertire a visioni più umane questo soldato assetato di sangue,» disse Bilibin.   
   «Sarà difficile, signori, che io possa approfittare della vostra ospitalità. È ora che me ne vada,» disse Bolkonskij guardando l'orologio.   
   «Dove?»   
   «Da sua maestà.»   
   «Oh! oh!»   

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