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   «Insomma, che significa tutto ciò, signori?» disse l'ufficiale di stato maggiore in tono di rimprovero, con l'aria di un uomo che ha già ripetuto varie volte la stessa cosa. «Non potete abbandonare così il vostro posto. Il principe ha ordinato che nessuno resti qui. E voi, signor capitano in seconda,» si rivolse a un ufficiale d'artiglieria piccolo, magro e sporco, che davanti ai nuovi venuti si era alzato in piedi senza gli stivali (li aveva dati al vivandiere perché li mettesse ad asciugare), con i soli calzini, sorridendo in modo non del tutto naturale. «Insomma, non vi vergognate, capitano Tušin?» proseguì l'ufficiale di stato maggiore, «mi pare che, come ufficiale d'artiglieria, dovreste dare l'esempio, e invece ve ne state così senza stivali. Se suona l'allarme, starete proprio bene, senza stivali.» L'ufficiale sorrise. «Fatemi il piacere di ritornare ai vostri posti, signori, tutti, tutti,» aggiunse poi, in tono di comando.   
   Il principe Andrej, guardando il capitano in seconda Tušin, ebbe un involontario sorriso. Tušin sorrideva in silenzio; appoggiandosi ora su uno ora sull'altro dei suoi piedi senza scarpe, con i grandi occhi intelligenti e buoni, guardava interrogativamente il principe Andrej, e l'ufficiale di stato maggiore.   
   «I soldati dicono: "scalzi si è più lesti,"» disse il capitano Tušin sorridendo intimidito, col palese desiderio di passare dalla propria imbarazzante situazione a un tono di scherzo.   
   Ma non aveva ancora finito di parlare, e già aveva compreso che il suo scherzo non veniva accettato e non era riuscito. Allora si turbò.   
   «Fatemi il piacere di andarvene,» disse l'ufficiale di stato maggiore, sforzandosi di conservare un tono serio.   
   Il principe Andrej diede ancora un'occhiata alla piccola figura dell'ufficiale d'artiglieria. Quella figura aveva un che di singolare: non

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