le forze lo tradirono. Preso da un invincibile terrore non poté recarsi là dove c'era pericolo. Avvicinatosi alle truppe del fianco sinistro, non procedette fin dove si sparava fittamente, ma prese a cercare il generale e i comandanti dove loro non potevano essere e perciò non trasmise l'ordine.
Il comando del fianco sinistro spettava per anzianità al comandante dello stesso reggimento che Kutuzov aveva visitato davanti a Braunau e in cui Dolochov prestava servizio come soldato semplice. Il comando delle truppe all'estremità del fianco sinistro era invece affidato al comandante del reggimento di Pavlograd nel quale prestava servizio Nikolaj Rostov; e questo diede luogo a un equivoco. I due comandanti erano molto irritati l'uno contro l'altro, e proprio nel momento in cui sul fianco destro già da tempo era in corso il combattimento e i francesi avevano sferrato l'offensiva, i due ufficiali erano tutti presi da trattative che avevano il solo scopo di permetter loro di offendersi reciprocamente. I reggimenti, poi - sia quello di cavalleria, sia quello di fanteria - erano assai poco preparati alla battaglia che li attendeva. Gli uomini dei reggimenti, dal generale all'ultimo soldato, non prevedevano il combattimento ed erano intenti a pacifiche occupazioni, come dar la biada ai cavalli, tra la cavalleria, e a raccogliere la legna in fanteria.
«Lui, in ogni modo, essere superiore a me per grado,» diceva il tedesco che comandava gli ussari, facendosi rosso e rivolgendosi all'aiutante di campo che si era avvicinato, «e dunque lascialo fare come vuole. Miei ussari io non potere sacrificarli. Trombettiere! Suona la ritirata!»
Ma l'azione incalzava. Il cannoneggiamento e la fucileria si fondevano e tuonavano a destra e al centro; le mantelline francesi dei tiratori di Lannes stavano già passando la diga del mulino e si stavano schierando di