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accablé d'affaires et que ce n'est que par pure charité, que je m'occupe de vous, et puis vous savez bien, que ce que je vous propose est la seule chose faisable.»   
   «Ebbene, mio caro, finalmente domani partiamo,» gli disse una volta, chiudendo gli occhi, e palpandogli con le dita il gomito, come se quello che diceva fosse stato deciso fra loro da un pezzo e non potesse essere altrimenti.   
   «Domani partiamo, ti do un posto nella mia carrozza. Sono molto contento. Qui, quel che c'era d'importante ormai è concluso, e io avrei già dovuto esser partito da un pezzo. Guarda, che cosa ho ricevuto dal cancelliere: gli avevo rivolto una preghiera per te, ed eccoti assunto nel corpo diplomatico e nominato gentiluomo di camera. Ora si è aperta la carriera diplomatica.»   
   Nonostante l'autorità del tono di stanchezza e di sussiego col quale erano state pronunciate queste parole, Pierre, che tanto a lungo aveva riflettuto alla sua carriera, avrebbe voluto replicare. Ma il principe Vasilij gli tolse la parola con quella sua tubante voce di basso che eliminava ogni possibilità d'interromperlo e alla quale faceva ricorso quando aveva bisogno di un mezzo estremo di persuasione.   
   «Mais, mon cher, l'ho fatto per me, per la mia coscienza; non c'è motivo di ringraziarmi. Nessuno a questo mondo s'è mai lagnato che gli volessero troppo bene. E poi tu sei libero, puoi piantar tutto, anche domani stesso. Ma vedrai da te, a Pietroburgo. È tempo, ormai, di allontanarti da questi orribili ricordi.» E il principe Vasilij sospirò. «Già, proprio così, mio caro. Il mio cameriere potrà viaggiare nella tua carrozza. Ah, stavo per dimenticarmene,» aggiunse ancora, «tu sai, mon cher, che c'erano dei conti in pendenza tra me e il defunto, così quello

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