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   «Ma lui, Ippolit, non ti ha detto nulla?» intervenne il principe Vasilij rivolgendosi al figlio, e afferrando per la mano la principessa come se lei volesse scappare e lui facesse appena a tempo a trattenerla, «Ippolit non ti ha raccontato che languiva d'amore per la cara principessa e che lei le mettait à la porte?»   
   «Oh! C'est la perle de femmes, princesse!» aggiunse poi, rivolto alla principessina.   
   Da parte sua, alla sola menzione di Parigi, M.lle Bourienne non s'era lasciata sfuggire l'occasione di entrare in quella conversazione generale imbastita di ricordi.   Dopo aver indugiato ancora intorno alla tavola, Speranskij stappò la bottiglia di vino dicendo: «Oggi il vino buono costa un occhio della testa,» e si levò in piedi. Tutti si alzarono e, sempre chiacchierando fragorosamente, si avviarono nel salone. A Speranskij furono consegnati due plichi recapitati da un corriere. Egli li prese ed entrò nel suo studio. Non appena egli fu uscito, l'allegria generale si spense e gli invitati presero a parlare fra loro in tono discreto e sommesso.   
   Si permise di domandare se era molto che Anatol' aveva lasciato Parigi e se quella città gli era piaciuta. Anatol' rispose molto volentieri alla giovane francese e, guardandola sorridendo, si mise a discorrere con lei della sua patria. Appena aveva veduto la graziosa M.lle Bourienne, Anatol' aveva deciso che anche lì, a Lysye Gory, ci sarebbe stato da non annoiarsi. «Veramente graziosa!» pensava, mentre l'esaminava con lo sguardo. «Niente male questa demoiselle de compagnie. Spero che la prenderà con sé quando mi sposerà,» pensò, «la petite est gentille.» «Be', adesso un po' di declamazione!» disse Speranskij ricomparendo dallo studio. «È un talento eccezionale!» aggiunse, rivolto al principe Andrej.   

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