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   Il 12 novembre l'armata di Kutuzov, accampata presso Olmütz, si preparava a esser passata in rivista il giorno seguente da due imperatori, quello russo e quello austriaco. La Guardia, appena arrivata dalla Russia, pernottò a quindici miglia da Olmütz: il giorno dopo, alle dieci della mattina, doveva presentarsi subito alla rivista sul campo di Olmütz.   
   Quel giorno Nikolaj Rostov ricevette da Boris un biglietto in cui l'amico lo informava che il reggimento di lzmajl pernottava a quindici miglia da Olmütz e che lui lo aspettava per consegnargli una lettera e dei denari. I denari soprattutto occorrevano a Rostov, ora che, di ritorno dalla campagna di guerra, le truppe si erano fermate sotto Olmütz e il campo brulicava di vivandieri, ed ebrei austriaci ben riforniti riempivano il campo offrendo ogni sorta di merci allettanti. Nel reggimento di Pavlograd si susseguivano banchetti e festeggiamenti in onore delle ricompense ricevute dopo la battaglia, e si facevano spedizioni a Olmütz da una certa Carolina, un'ungherese che vi era giunta da poco e aveva aperto una trattoria con personale femminile. Rostov aveva festeggiato poco tempo prima la sua promozione a cornetta, aveva comperato Beduin, il cavallo di Denisov, ed era pieno di debiti con i compagni e i vivandieri. Quando ebbe ricevuto il biglietto di Boris, con un compagno andò a cavallo fino a Olmütz; qui pranzò, bevve una bottiglia di vino e poi, da solo, si recò al campo della Guardia per cercarvi il suo amico d'infanzia. Rostov non era ancora riuscito ad equipaggiarsi. Indossava una logora giubba da junker con le mostrine da soldato, consimili pantaloni con il fondo di pelle consumato e una sciabola da ufficiale con la dragona. Montava un cavallo del Don, comperato durante la marcia da un cosacco. In testa portava un gualcito berretto da ussaro spavaldamente calzato all'indietro

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