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intelligente e i tratti accentuati della mascella sporgente in avanti: cosa che, anziché imbruttirlo, gli conferiva una particolare vivezza e mobilità espressiva. Quell'uomo salutò Dolgorukov come si saluta un intimo, e con uno sguardo acuto e gelido scrutò il principe Andrej, mentre camminava dritto verso di lui, palesemente aspettandosi che il principe Andrej gli si inchinasse o gli cedesse il passo. Il principe Andrej non fece né l'una né l'altra cosa; sul viso di quello apparve la stizza, mentre il giovane, voltatosi dall'altra parte, passava lungo la parete del corridoio.   
   «Chi e» domandò Boris.   
   «È uno dei personaggi più ragguardevoli del nostro tempo, ma a me più antipatici. È il ministro degli esteri, il conte Adam Czartorizski. Sono questi gli uomini che decidono del destino dei popoli,» disse Bolkonskij senza poter reprimere un sospiro, mentre insieme uscivano dal palazzo.   
   Il giorno dopo le truppe si misero in marcia. Fino alla battaglia di Austerlitz, Boris non riuscì più a rivedere né Bolkonskij né Dolgorukov, e per un certo tempo dovette restare ancora al reggimento di lzmajl.   
   

   Capitolo X   

   
   All'alba del 16 novembre lo squadrone di Denisov, in cui prestava servizio Nikolaj Rostov e che faceva parte del distaccamento del principe Bagration, lasciò il luogo di pernottamento per entrare in azione come si diceva, e, percorso circa un miglio dietro altre colonne, ebbe l'ordine di fermarsi sulla strada maestra. Rostov vide sfilare davanti a sé i cosacchi, il I e il II squadrone degli ussari, battaglioni di fanteria con l'artiglieria, e transitare a cavallo i generali Bagration e Dolgorukov

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