ispezionare di persona la prima linea nemica, e due volte dai due imperatori, di Russia e d'Austria, per presentare il suo rapporto e fornire spiegazioni; poi si era recato al suo ufficio, dove aveva dettato in tedesco gli ordini relativi alle operazioni. Adesso era giunto, sfinito, da Kutuzov.
Era visibilmente così preoccupato e assorto nei suoi pensieri, da dimenticarsi perfino di comportarsi in modo deferente col comandante in capo: lo interrompeva, parlava in fretta e in modo confuso, senza guardare in faccia l'interlocutore, senza rispondere alle domande che gli venivano poste. Era inzaccherato di fango; aveva un aspetto misero, sfinito, alterato, e tuttavia altero e albagioso.
Kutuzov si era insediato in un piccolo castello nobiliare nelle vicinanze di Ostralitz. Nel grande salone, trasformato in studio del comandante in capo, erano riuniti, oltre allo stesso Kutuzov, Weirother e i membri del consiglio di guerra. Bevevano del tè e attendevano solo l'arrivo del principe Bagration per dare inizio al consiglio. Alle otto arrivò l'ufficiale d'ordinanza di Bagration recando la notizia che il principe non poteva venire. Il principe Andrej si recò a informarne il comandante in capo, e approfittando dell'autorizzazione già accordatagli in precedenza da Kutuzov di assistere al consiglio di guerra, rimase nella stanza.
«Dal momento che il principe Bagration non viene. Possiamo cominciare,» disse Weirother, alzandosi bruscamente dal suo posto e avvicinandosi al tavolo sul quale era spiegata un'enorme carta dei dintorni di Brünn.
Kutuzov, con la giubba sbottonata dalla quale, come liberatosi, il suo grasso collo traboccava sul colletto, sedeva in una poltrona alla Voltaire, con le sue mani paffute e senili poggiate simmetricamente sui