Benché nessuno dei comandanti delle colonne si avvicinasse alle file e parlasse coi soldati (i comandanti delle colonne, come abbiamo visto al Consiglio di guerra, erano di malumore e contrari all'azione intrapresa, e perciò si limitavano a eseguire gli ordini e non si curavano di tener alto il morale dei loro uomini), nondimeno i soldati marciavano di buonumore, come sempre del resto quando affrontano una battaglia, soprattutto se è offensiva. Ma dopo aver camminato per circa un'ora, sempre nella nebbia fitta, la maggior parte delle truppe dovette fermarsi e per le file si propagò la sgradevole impressione del disordine e del caos che si stava determinando. È difficile dire in che modo si trasmetta questa consapevolezza, ma è fuori dubbio che essa dilaga rapida, sicura, inavvertibile e inarrestabile come l'acqua corre per una vallata. Se l'esercito russo fosse stato isolato, senza alleati, forse sarebbe trascorso ancora molto tempo prima che questa consapevolezza del disordine si tramutasse in convinzione generale; ma ora, attribuendo con particolare piacere e come cosa naturale la causa del disordine a quegli arruffoni dei tedeschi, tutti si persuasero che stava determinandosi una perniciosa confusione provocata dai mangiasalsicce.
«E perché si fermano, adesso? Che c'è, un intoppo? O si sono incontrati con i francesi?»
«No, non si ode nulla. Si sentirebbe sparare.»
«Tanta fretta di farci avanzare; siamo avanzati e adesso eccoci fermi come imbecilli in mezzo a un campo; sono sempre quei maledetti tedeschi che combinano tutti i pasticci. Razza di arruffoni!»
«Io avrei mandato avanti loro. Perché quelli se ne stanno dietro, perdio? E così noi ce ne stiamo qui a pancia vuota.»
«Be', ci si sbriga laggiù? Dicono che la cavalleria ha bloccato la