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cavalcava.   
   L'imperatore si rivolse con un sorriso a un personaggio del suo seguito, indicando i baldanzosi uomini dell'Apšeron, e gli disse qualcosa.   
   

   Capitolo XVI   

   
   Kutuzov, accompagnato dai suoi aiutanti di campo, si avviò dietro i carabinieri tenendo il cavallo al passo.   
   Dopo aver percorso mezzo miglio alla coda della colonna, si fermò presso una casa solitaria e abbandonata, che forse un tempo era stata una locanda, vicino al bivio fra due strade. Entrambe scendevano a valle e su entrambe marciavano le truppe.   
   La nebbia incominciava a diradarsi e, a circa due miglia di distanza, già si scorgevano confusamente le truppe nemiche sulle alture antistanti. In basso, a sinistra, gli spari della fucileria si erano intensificati. Kutuzov si fermò a parlare con un generale austriaco. Il principe Andrej, stando un po' dietro, li osservava; quindi si rivolse ad un aiutante di campo per chiedergli il binocolo.   
   «Guardate, guardate,» disse l'aiutante che non osservava le truppe lontane, ma guardava lungo il pendio davanti a sé. «Sono i francesi!»   
   Due generali e gli aiutanti di campo diedero subito di piglio al binocolo, contendendoselo a vicenda. All'improvviso tutte le facce erano mutate, e tutte esprimevano lo spavento. Si supponeva che i francesi fossero a due miglia da noi e invece, di colpo, del tutto inattesi, ci comparivano davanti.   
   «È il nemico?... No!... Ma sì, guardate, è lui... non c'è dubbio... Che

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