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tutto ciò che capisco e la grandezza di qualcosa che non capisco, ma che è molto importante!»   
   La barella si mosse. A ogni scossa egli sentiva di nuovo un dolore atroce; lo stato febbrile si accentuò ed egli cominciò a delirare. Quelle fantasticherie sul padre, sulla moglie, sulla sorella, sul figlio nascituro, la tenerezza che aveva provato la notte della vigilia della battaglia, la figura del piccolo insignificante Napoleone e, sopra tutto, il cielo alto, sublime - dominavano le sue visioni febbrili.   
   Gli apparivano la quieta esistenza e la tranquilla felicità familiare di Lysye Gory. Già godeva di questa felicità, quando a un tratto compariva il piccolo Napoleone col suo sguardo indifferente, limitato e felice dell'infelicità altrui; allora cominciavano i dubbi, i tormenti, e soltanto il cielo prometteva la pace. Verso mattina tutti i vaneggiamenti si mescolarono e si confusero nel caos e nella tenebra dell'incoscienza e dell'oblio che, nell'opinione dello stesso Larrey, il medico di Napoleone, si sarebbero più probabilmente risolti con la morte che con la guarigione.   
   «C'est un suiet nerveux et bilieux,» disse Larrey, «il n'en réchappera pas.»   
   Con altri feriti in condizioni disperate anche il principe Andrej venne affidato alle cure degli abitanti del luogo.   
   

   LIBRO SECONDO PARTE PRIMA –Capitolo I   

   
   All'inizio del 1806 Nikolaj Rostov tornò a Mosca in licenza. Anche Denisov tornava a casa, a Voronež, e Rostov lo convinse a fare il viaggio con lui fino a Mosca e a fermarsi dai suoi. Alla penultima tappa,

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