voci tacquero, i servitori raccolsero i vetri rotti, e tutti si rimisero a sedere e a conversare sorridendo delle grida lanciate poco prima. Il conte Il'ja Andrejè si alzò di nuovo, guardò un biglietto posato accanto al suo piatto e pronunciò un brindisi alla salute dell'eroe della nostra ultima campagna, il principe Pëtr Ivanoviè Bagration, e di nuovo i suoi occhi celesti si inumidirono di lacrime. «Urrà!» gridarono di nuovo le voci dei trecento invitati e, invece della musica, si udirono i cantori che eseguirono una cantata composta da Pavel Ivanoviè Kutuzov.
Nessun ostacolo può fermare i russi,
Delle vittorie è pegno il valore,
Noi abbiamo soldati come Bagration,
Tutti i nemici ci cadranno ai piedi.
I cantori avevano appena terminato, quando seguirono altri e, poi altri brindisi, durante i quali il conte Il'ja Andrejè si commuoveva sempre più. Venne infranto un numero sempre più elevato di bicchieri e le grida echeggiarono sempre più forti. Bevettero alla salute di Beklešov, di Naryškin, di Uvarov, di Dolgorukov, di Apraksin, di Valuev, alla salute dei direttori del Club, di tutti i soci del Club, dell'organizzatore del ricevimento, e, infine, a parte, alla salute di chi aveva curato il pranzo, il conte Il'ja Andrejè. A questo brindisi il conte tirò fuori di tasca il fazzoletto e, coprendosene il volto, proruppe addirittura in lacrime.
Capitolo IV