dites...» E la piccola principessa scoppiò in un pianto da bambino, un pianto di corruccio, capriccioso e perfino un poco falso, torcendosi le piccole mani.
La principessina Mar'ja corse fuori dalla stanza per chiamare Mar'ja Bogdanovna.
«Oh, mon Dieu! Mon Dieu!» udì gridare alle sue spalle.
La levatrice, strofinandosi le piccole mani grassocce, le stava già venendo incontro con un viso grave e calmo.
«Mar'ja Bogdanovna! Mi sembra che le doglie siano cominciate,» disse la principessina Mar'ja fissando la donna con occhi dilatati dall'inquietudine.
«Che Dio sia lodato, principessina,» rispose Mar'ja Bogdanovna, senza affrettare il passo. «Voi ragazze, non c'è bisogno che le sappiate, queste cose.»
«Ma perché non è ancora arrivato il dottore da Mosca?» chiese la principessina Mar'ja. (Per desiderio di Lise e del principe Andrej, allo scadere del termine previsto qualcuno era stato mandato a Mosca a chiamare un ostetrico, e lo si attendeva da un momento all'altro.)
«Non importa, principessina, non preoccupatevi,» disse Mar'ja Bogdanovna, «anche senza il dottore tutto andrà bene.»
Cinque minuti dopo la principessina udì dalla sua camera che stavano spostando qualcosa di pesante. Si affacciò per vedere: i domestici stavano trasportando il divano di cuoio che era nello studio del principe Andrej. Sulle facce degli uomini era dipinta un'espressione solenne e pacata.
La principessina Mar'ja se ne stava seduta in camera sua, sola, ascoltando i rumori della casa: di tanto in tanto apriva la porta, quando li sentiva più vicini, e dava un'occhiata a ciò che stava succedendo in