che lo amava di un affetto tenero e appassionato. La vecchia Mar'ja Ivanovna, che si era affezionata a Rostov a causa della sua amicizia con Fedja, sovente gli parlava del figlio.
«Sì, conte, è un'anima troppo nobile e pura,» diceva, «in un mondo corrotto come in quello in cui viviamo. Nessuno ama la virtù, la virtù dà fastidio a tutti. Ditemi voi, conte, è stato giusto, è stato onesto il comportamento di Bezuchov? Fedja invece, nella sua generosità, gli voleva bene e anche adesso non gli porta rancore. Quelle birichinate a Pietroburgo - quello scherzo, sapete, che hanno fatto al commissario di polizia - quello scherzo l'hanno fatto insieme, no? Ebbene, Bezuchov non ha subito conseguenze, mentre tutto è ricaduto sulle spalle di Fedja! E quanto ha sofferto! È vero, lo hanno reintegrato nel grado; ma come non avrebbero potuto non reintegrarlo? Credo che di valorosi come lui, di veri figli della patria, ce ne fossero ben pochi laggiù. E adesso non mancava che questo duello! Ma ha forse dei sentimenti, un briciolo di onestà, questa gente? Sapevano bene che era figlio unico. E invece lo sfidano a duello e sparano diritto! Per fortuna che Dio ci ha fatto la grazia. E per che cosa, poi? Chi al giorno d'oggi non ha qualche intrigo? Che farci se Bezuchov è così geloso? Avrei capito che lo avesse lasciato capire fin da prima; la faccenda durava da un anno! E poi l'ha sfidato a duello pensando che Fedja non si sarebbe battuto perché gli deve dei soldi. Che bassezza! Che infamia! Io lo so, voi, caro conte, avete capito com'è fatto, il mio Fedja; per questo, credetemi, vi voglio bene con tutta l'anima. Sono pochi quelli che capiscono Fedja. È un'anima così alta, un'anima celestiale!»
Lo stesso Dolochov, durante la sua convalescenza, ripeteva spesso a Rostov parole che non ci si sarebbe mai attese da lui
«Mi considerano un uomo malvagio, lo so,» diceva; «e sia pure. Io non