giovani e molto graziose. Ogni giovanotto che venisse in casa Rostov, guardando quei visi giovani, sensibili, di ragazze che sorridevano a chissà cosa (ma probabilmente alla propria felicità), osservando quell'animato andirivieni, ascoltando quel cicaleccio incoerente ma affettuoso con tutti, pronto a tutto e pieno di speranza di quella gioventù femminile, ascoltando quei volubili suoni ora di canto, ora di musica, provava lo stesso sentimento di disposizione all'amore e di attesa della felicità che provava la gioventù di casa Rostov.
Fra i giovani introdotti in famiglia da Nikolaj, uno dei primi fu Dolochov, che in casa piacque a tutti fuorché a Nataša. A causa di Dolochov ella quasi litigò con suo fratello. Insisteva nel dire che era una persona malvagia, che nel duello con Pierre Bezuchov aveva ragione quest'ultimo e il torto era di Dolochov, che era antipatico e altezzoso.
«Non c'è proprio un bel nulla che io debba capire!» strillava Nataša con capricciosa testardaggine, «è un uomo cattivo, non ha buoni sentimenti. Invece Denisov sì che mi piace; sarà uno a cui piace far baldoria, tutto quello che vuoi; eppure lui mi piace. Come vedi, le cose le capisco. Non so come dirti: in Dolochov tutto è calcolato, e questo non mi va. Denisov...»
«Be', Denisov è un'altra cosa,» rispondeva Nikolaj, lasciando intendere che, in confronto a Dolochov, perfino Denisov non era nulla. «Bisogna capire che anima ha Dolochov; bisogna vederlo con sua madre, ha un cuore grande così!»
«Questo io non lo so, ma con lui mi sento a disagio. Lo sai che si è innamorato di Sonja?»
«Che sciocchezze...»
«Ne sono sicura, vedrai.»