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   «Nicolas, non ditemi questo,» disse.   
   «No, devo. Forse è suffisance da parte mia, ma in ogni caso è meglio parlare. Se voi rifiutate per me, io vi debbo dire tutta la verità. Io vi amo, credo, più di ogni...»   
   «E questo mi basta,» disse Sonja avvampando.   
   «No, ma io mi sono innamorato mille volte e continuerò a innamorarmi sebbene non abbia per nessuna il sentimento di amicizia, di fiducia, d'amore che ho per voi. E poi sono giovane. Maman non vuole. Insomma, io non vi posso promettere nulla. E vi prego di riflettere sulla proposta di Dolochov,» disse, pronunciando con uno sforzo il cognome dell'amico.   
   «Non ditemi questo. Io non voglio nulla. Io vi amo come un fratello e vi amerò sempre e non ho bisogno d'altro.»   
   «Voi siete un angelo, io non vi merito, e ho solo paura d'ingannarvi.» E Nikolaj le baciò ancora una volta la mano.   
   

   Capitolo XII   

   
   Da Jogel si svolgevano i più allegri balli di Mosca. Lo dicevano le mamme, impegnate a guardare le loro adolescentes che facevano i pas imparati da poco; e lo dicevano gli stessi adolescents e le adolescentes, che ballavano fino a crollare per la stanchezza; lo dicevano le ragazze fatte e i giovanotti che si recavano a quei balli con un'aria di degnazione e invece vi si divertivano più che in ogni altro posto. Proprio quell'anno a quei balli erano stati conclusi due matrimoni. Le due graziose piincipessine Gorèakov avevano trovato qui i giovani ai quali si erano fidanzate e che avevano poi sposato, rendendo così quei balli ancora più famosi. Di speciale, in quei balli, c'era il fatto che mancavano un

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