Indice   [800x750]    Website Info


questo cambiamento? Ho continuato a starmene seduto così, a questo posto, davanti a questo tavolo, e a scegliere e posare carte e a guardare queste mani veloci, dalle ossa forti. Quando è successo questo, dunque, e che cosa è successo? Io sono sano, sono forte, sono sempre lo stesso e sempre allo stesso posto. No, non può essere; senza dubbio tutto questo finirà in nulla.»   
   Era rosso, tutto in sudore, sebbene nella stanza non facesse caldo. E la sua faccia appariva stravolta e suscitava pietà, specie per la vana pretesa di apparire tranquillo.   
   La somma arrivò alla cifra fatale di quarantatremila rubli. Rostov aveva già preparato una carta che doveva raddoppiare la posta sui tremila rubli appena posti in gioco, quando Dolochov batté il mazzo sul tavolo e lo mise da parte; poi prese il gesso e con la sua scrittura nitida e forte (spezzò perfino il gessetto) cominciò a fare il totale del debito di Rostov.   
   «A cena, è ora di cenare! Ecco gli zigani!»   
   In effetti, certe nere figure stavano entrando dal freddo della strada e parlavano col loro accento di zingari. Nikolaj comprese che tutto era finito.   
   «Allora, non giochi più? E io che avevo preparato una carta magnifica!» disse con simulata indifferenza, come se più di ogni altra cosa lo interessasse il gioco come semplice divertimento.   
   «Tutto è finito, sono rovinato!» pensava. «Adesso una pallottola in fronte: è tutto quello che mi resta da fare.» Ma nello stesso tempo disse con voce allegra:   
   «Suvvia, ancora una carta.»   
   «Bene,» rispose Dolochov che aveva terminato di fare il totale, «bene!

Questo capitolo in: Inglese Francese Tedesco Avanti