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corpo pieno, come ridono gli uomini che mangiano e soprattutto bevono di gusto.» «Allora, mi raccomando, venite a pranzo da noi,» disse.   

   Capitolo XI

   Ci fu un momento di silenzio. La contessa guardava Mar'ja L'vovna sorridendo gentilmente, ma del resto senza nascondere che non le sarebbe affatto dispiaciuto se l'ospite si fosse alzata e se ne fosse andata. La figlia dell'ospite già si rassettava l'abito, guardando interrogativamente la madre, quando all'improvviso dalla stanza vicina si udì un correre verso la porta di molti piedi maschili e femminili e il fracasso di una sedia urtata e rovesciata; poi nel salotto irruppe una ragazzina sui tredici anni che nascondeva qualcosa sotto la corta gonna di mussola e si arrestò in mezzo alla stanza. Era evidente che s'era inoltrata fin lì per caso, per non aver misurato lo slancio della corsa. Sulla soglia, in quello stesso istante apparvero uno studente dal bavero color lampone, un ufficiale della Guardia, una ragazza sui quindici anni e un bambino tondo e colorito che indossava un grembiulino infantile.   
   Il conte balzò in piedi e, dondolandosi, andò a cingere con le sue braccia la ragazzina che era entrata di corsa.   
   «Ah, eccola!» gridò ridendo. «Ecco la festeggiata, la mia cara, piccola festeggiata!»   
   «Ma chère, il y a un temps pour tout,» disse la contessa fingendo di fare la severa. «Tu la vizi sempre, Elie,» aggiunse, rivolta al marito.   
   «Bonjour, ma chère, je vous félicite,» disse l'ospite. «Quelle délicieuse enfant!» continuò, parlando alla madre.   
   La ragazzina, con occhi neri e una bocca troppo grande, non era bella ma era piena di vita. Con le sue gracili spalle infantili che per la corsa erano uscite dal corsage, coi riccioli neri spinti all'indietro, le

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