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   «Mamma!... Mamma!... Lui ha chiesto...»   
   «Che cos'ha chiesto?»   
   «Ha chiesto... ha chiesto la mia mano. Mamma! Mamma!» gridava.   
   La vecchia contessa non credeva alle sue orecchie. Denisov aveva fatto una richiesta di matrimonio. A chi? A quella minuscola ragazzina, a quella Nataša che da poco aveva smesso di giocare con le bambole e ancora prendeva tanto di lezioni.   
   «Nataša, smettila di dire sciocchezze!» disse la contessa, sperando ancora che si trattasse di uno scherzo.   
   «No, non sono sciocchezze! Sto parlando sul serio,» rispose Nataša indispettita. «Sono venuta a chiedervi che cosa devo fare e voi mi dite che sono sciocchezze...»   
   La contessa si strinse nelle spalle.   
   «Se č vero che monsieur Denisov ti ha fatto una proposta di matrimonio, tu rispondigli che č uno sciocco, ecco tutto.»   
   «No, lui non č uno sciocco,» disse Nataša con aria offesa.   
   «Allora si puň sapere che cosa vuoi? Adesso siete tutte quante innamorate, voialtre. Se sei innamorata, sposatelo e va con Dio!» disse la contessa, ridendo di un riso irritato.   
   «No, mamma, io non sono innamorata di lui... no, non credo di esserne innamorata.»   
   «Bene, e allora diglielo.»   
   «Mamma, perché vi siete arrabbiata? Non dovete arrabbiarvi, mamma, cara. Che colpa ne ho io?»   
   «No, tesoro, non sono in collera. Ma che vuol dire tutto ciň? Se vuoi, vado a parlargli io,» disse la contessa, sorridendo.   
   «No, vado io; perň insegnatemi come si fa. Per voi č tutto facile,»

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