un fine sorriso.
«Il faut distinguer entre le cabinet de Vienne et l'Empereur d'Autriche,» disse Mortemart. «L'Empereur d'Autriche n'a jamais pu penser à une chose pareille, ce n'est que le cabinet qui le dit.»
«Eh, mon cher vicomte,» interloquì Anna Pavlovna, «l'Urope (chissà perché pronunciava l'Urope, come se fosse una particolare finezza della lingua francese che lei poteva permettersi quando parlava con un francese), l'Urope ne sera jamais notre alliée sincère.»
Subito dopo Anna Pavlovna, per dare il via a Boris, portò il discorso sul coraggio e la fermezza del re di Prussia.
Boris ascoltava attentamente chiunque parlasse, in attesa del suo turno; ma al tempo stesso era già riuscito varie volte a occhieggiare la sua vicina, la bellissima Hélène, che ripetutamente, sorridendo, aveva incrociato lo sguardo col giovane e avvenente aiutante di campo.
Con molta naturalezza, parlando della posizione della Prussia, Anna Pavlovna pregò Boris di raccontare del suo viaggio a Glogau e della situazione nella quale aveva trovato le truppe prussiane. Con calma, ed esprimendosi in un francese forbito e corretto, Boris raccontò molti particolari interessanti, sulle truppe, sulla corte, evitando con cura, nel corso di tutto il suo racconto, di manifestare alcuna opinione personale sui fatti che andava riferendo. Per un poco egli fu padrone dell'attenzione generale e Anna Pavlovna sentì che l'offerta di quella primizia era stata accolta con piacere da tutti gli invitati. Hélène, più d'ogni altro manifestò, particolare attenzione al racconto di Boris. Essa lo interrogò varie volte su alcuni dettagli del suo viaggio e parve interessarsi particolarmente alla situazione dell'armata prussiana. Non appena egli ebbe terminato di parlare, lei gli rivolse la parola col