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   Si alzò e, quasi piangendo, fece l'atto di riprendere la sua bisaccia. Si vedeva che aveva paura e vergogna di esser stata beneficata in una casa dove si potevano dire cose simili, e al tempo stesso le dispiaceva doversi adesso privare di quei benefici.   
   «Non so proprio che gusto possiate prenderci,» disse la principessina Mar'ja. «Perché siete venuti qui da me?...»   
   «Ma no, io scherzavo, Pelagejuška,» disse Pierre.   
   «Princesse, ma parole, je n'ai pas voulu l'offenser, dicevo soltanto così... Tu non pensarci, ho scherzato,» disse ancora, rivolto alla pellegrina e sorridendo timidamente come per cancellare il proprio torto.   
   Pelagejuška si fermò diffidente, ma sul volto di Pierre si leggeva un pentimento così sincero, e il principe Andrej guardava con occhi così miti ora Pierre, ora Pelagejuška, che quest'ultima a poco a poco si calmò.   
   

   Capitolo XIV   

   
   La pellegrina si calmò e, riportata al suo discorso, raccontò a lungo di padre Amfilochij, il quale era di così santa vita che le sue mani esalavano profumo d'incenso, e poi di come, nel corso del suo ultimo pellegrinaggio a Kiev certi monaci suoi conoscenti le avessero dato le chiavi dei sotterranei, e di come lei, dopo aver preso con sé poche gallette, avesse trascorso due giorni e due notti in quei sotterranei in compagnia dei santi. «Ne pregavo uno, lo veneravo, poi mi rivolgevo a un altro. Facevo una dormitina, poi tornavo daccapo a inginocchiarmi; e c'era un tale silenzio, una tale beatitudine che veniva voglia di non uscire più a vedere questo mondo.»   
   Pierre l'ascoltava con attenzione e serietà. Il principe Andrej uscì

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