Indice   [800x750]    Website Info


maresciallo d'alloggio.   
   Rostov tornò a sdraiarsi sul letto, intanto pensava, con soddisfazione: «Che si dia pure da fare, ora tocca a lui penare, io il mio lavoro l'ho fatto e me ne sto a letto!» Attraverso il tramezzo udiva che ora, oltre al maresciallo d'alloggio, parlava anche Lavruška, il vispo e furbo attendente di Denisov. Lavruška raccontava chissà che, parlava di carri, di gallette e di buoi, che lui aveva visto mentre andava per viveri.   
   Dietro il ricovero si udì un'altra volta il grido di Denisov che si allontanava. «In sella! Secondo plotone!» urlò qualcuno.   
   «Dove andranno?» pensò Rostov.   
   Cinque minuti dopo Denisov entrava nel ricovero. Si arrampicò sul letto con i piedi infangati, accese rabbiosamente la pipa, sparpagliò tutte le sue cose, si allacciò la nagajka e la sciabola e fece l'atto di uscire dalla capanna. Rostov gli chiese dove andasse, ed egli rispose genericamente e con voce spazientita che aveva qualcosa da fare.   
   «Iddio mi giudichi e il gvande impevatove!» esclamò uscendo, e Rostov udì dietro il ricovero, le zampe di numerosi cavalli che scalpitavano nel fango. Non si preoccupò nemmeno di sapere dove fosse andato Denisov. Quando si fu ben riscaldato nel suo angolo, si addormentò e uscì dal ricovero quando ormai era quasi sera. Denisov non era ancora tornato. La serata si era fatta serena; vicino al ricovero attiguo due ufficiali e uno junker giocavano a svajka e ridendo piantavano delle carote nel terreno soffice e fangoso, servendosene come di stecchi; Rostov si unì a loro. Verso la metà del gioco gli ufficiali videro dei carri che venivano verso di loro. I carri, scortati dagli ussari, giunsero ai pali dei cavalli e una folla di ussari li circondò.   
   «Bene, Denisov era così costernato,» disse Rostov, «ed ecco che i

Questo capitolo in: Inglese Francese Tedesco Avanti