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piangere dall'emozione.   
   Boris arrossì.   
   «Come siete buffa!» disse, chinandosi su di lei e arrossendo ancora di più, ma senza decidersi e restando in attesa.   
   Improvvisamente lei saltò su una cassetta, diventando in tal modo più alta di lui, lo cinse con entrambe le braccia, cosicché le sue sottili braccia nude si piegarono più in alto del collo di Boris, e, gettando indietro i capelli con un movimento della testa, gli diede un bacio proprio sulle labbra.   
   Poi sgattaiolò fra le cassette e là si fermò, con la testa china.   
   «Nataša,» disse Boris, «voi sapete che io vi amo, ma...»   
   «Siete innamorato di me?» lo interruppe Nataša.   
   «Sì, innamorato; ma, per piacere, non facciamo più quello che abbiamo fatto adesso... ci sono ancora quattro anni... Allora chiederò la vostra mano.»   
   Nataša ci pensò sopra.   
   «Tredici, quattordici, quindici, sedici...» disse, contando con le dita sottili. «Bene! È deciso, dunque?»   
   E un sorriso di gioia e di serenità illuminò il suo viso eccitato.   
   «Deciso!» confermò Boris.   
   «Per sempre?» disse la ragazza. «Fino alla morte?»   
   Lo prese a braccetto e col viso raggiante si avviò al suo fianco verso la stanza dei divani.   
   

   Capitolo XIV   

   
   La contessa s'era così stancata delle visite che diede ordine di non

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