chinava lo sguardo.
«Ho udito parlare altre volte di fatti di questo genere e so che l'imperatore in questi casi è molto severo. Penso che non convenga portare la cosa fino a sua maestà. Secondo me, sarebbe meglio rivolgersi direttamente al comandante del corpo d'armata... Ma in linea generale io credo...»
«Sicché tu non vuoi far nulla! E allora dillo francamente!» esclamò Rostov, quasi gridando, senza guardare in faccia Boris.
Boris sorrise:
«Al contrario, farò quello che potrò, ma pensavo...»
In quel momento alla porta si udì la voce di Dzilinski che chiamava Boris.
«Va', va'» disse Rostov; e rinunciando alla cena rimase solo nella piccola camera e camminò a lungo avanti e indietro, mentre dalla stanza attigua gli giungeva il suono dell'allegra conversazione in francese.
Capitolo XX
Rostov era arrivato a Tilsit il giorno meno propizio per interessarsi alla questione di Denisov. Non poteva recarsi dal generale di servizio, dato che vestiva il frac ed era arrivato a Tilsit senza il permesso dei superiori; d'altra parte Boris, anche se lo avesse voluto, non avrebbe potuto far nulla il giorno successivo all'arrivo di Rostov. Quel giorno - era il 27 giugno - furono firmate le prime condizioni di pace. Gli imperatori si erano scambiate le decorazioni: Alessandro aveva ricevuto la Legion d'Onore e Napoleone la Croce di Sant'Andrea di prima classe. Per quello stesso giorno era anche fissato il pranzo che il battaglione della