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giovanili in contraddizione con tutta la sua vita, che, sentendo di non aver la forza per chiarire a se stesso il proprio stato d'animo, subito si addormentò.   
   

   Capitolo III   

   
   Il giorno dopo, preso congedo soltanto dal vecchio conte, e senza nemmeno attendere che scendessero le signore, il principe Andrej ripartì per tornare a casa sua.   
   Era già il principio di giugno, quando, sulla via del ritorno, egli di nuovo si inoltrò nel bosco di betulle ove la vecchia quercia contorta aveva prodotto in lui un'impressione così profonda e memorabile. Nel bosco le sonagliere tintinnavano in modo ancora più sordo di un mese e mezzo addietro; tutto era denso, tutto era ombroso e folto; e i giovani abeti sparpagliati per il bosco non turbavano più la generale bellezza, ma, fondendosi al carattere del tutto, verdeggiavano teneri, coperti dei loro nuovi germogli.   
   La giornata era stata calda, in lontananza era parso addensarsi un temporale, ma poi soltanto una piccola nube aveva spruzzato di pioggia la polvere della strada e le foglie cariche di linfa. Il lato sinistro del bosco era cupo, in ombra; il lato destro, umido, lucido, scintillava al sole, oscillando appena nel vento. Tutto era in fiore; gli usignoli trillavano facendosi eco, ora vicini, ora lontani.   
   «Sì, in questo bosco, c'era quella quercia con la quale si andava d'accordo...» pensava il principe. «Ma dove sarà mai?» pensò ancora, guardando verso il lato sinistro della strada; e, senza neanche saperlo, senza riconoscerla, già stava ammirando la quercia che cercava. La vecchia

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