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   Ho fatto un sogno dal quale mi sono svegliato con il cuore trepidante. Mi sembrava di essere a Mosca, in casa mia, nella grande stanza dei divani, e che dal salotto usciva Iosif Alekseeviè. Come avessi capito subito che in lui si era già compiuto il processo di rigenerazione, mi sono precipitato incontro a lui. L'ho baciato, gli ho baciato anche le mani, e lui ha detto: «Hai notato che ho un altro viso?» Io l'ho guardato, continuando a tenerlo abbracciato e ho visto che aveva un viso giovane, ma la testa era calva e i lineamenti erano affatto diversi. E allora gli ho detto: «Vi avrei riconosciuto lo stesso, anche incontrandovi per caso», e intanto pensavo: «Ho detto la verità?» E, a un tratto, l'ho visto giacere come un cadavere; poi, lentamente, è ritornato in sé ed è entrato con me nel grande studio reggendo in mano un grande libro manoscritto, in carta reale. Ho aperto il libro e tutte le pagine apparivano adorne di disegni meravigliosi. Ed era come se io sapessi che quelle illustrazioni rappresentavano le vicende amorose dell'anima e del suo amato. E nelle pagine vedevo la meravigliosa figura di una fanciulla con l'abito trasparente e il corpo diafano che volava verso le nubi. Ed era come se sapessi che quella fanciulla non era altro che l'immagine del Cantico dei Cantici. E, guardando quei disegni, sapevo di fare male, ma non potevo distaccarmene. Signore, aiutami! Dio mio, se questo Tuo abbandonarmi è opera Tua, sia fatta la Tua volontà; ma se sono stato io a causarlo, insegnami che cosa fare. Se tu mi abbandonerai del tutto, io perirò per la mia depravazione.   
   

   Capitolo XI   

   
   La situazione economica dei Rostov non si era assestata nei due anni

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