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l'appunto io.» E si lanciò in avanti, così d'impeto, che le cameriere intente a cucire l'orlo non riuscirono a seguirla e strapparono un piccolo lembo di tulle.   
   «Mio Dio! E ora come si fa? Non è colpa mia, davvero...»   
   «Non importa, lo nascondo nell'orlo, non si vedrà,» disse Dunjaša.   
   «Che bellezza, mia piccola regina!» disse dalla porta la bambinaia che stava entrando. «E anche Sonjuška: proprio due perle!...»   
   Alle dieci e un quarto tutti finalmente montarono in carrozza e partirono. Ma bisognava ancora passare dal Giardino di Tauride.   
   La Peronskaja era già pronta. Nonostante fosse vecchia e brutta, a casa sua si era svolta l'identica scena di casa Rostov, sebbene con minor concitazione, dal momento che questa per lei era una cosa abituale. Anche il suo vecchio brutto corpo era stato profumato, lavato, incipriato; allo stesso modo si era lavata con cura dietro le orecchie e, come dai Rostov, era perfino accaduto che la vecchia cameriera fosse andata in estasi davanti alla toilette della sua padrona quando costei era entrata nel salotto in abito giallo adorno delle cifre imperiali.   
   La Peronskaja lodò le toilettes delle Rostov. Le Rostov lodarono la sua toilette e il suo buon gusto; poi, sorvegliando le acconciature e gli abiti, alle undici presero posto nelle carrozze e si avviarono.   
   

   Capitolo XV   

   
   Sin dal mattino di quella giornata Nataša non aveva avuto un momento libero e non era riuscita a pensare neppure una volta a ciò che l'aspettava.   
   Nell'aria fredda e umida, nell'angusta oscurità della carrozza

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