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smise mai di ballare. Non notava e non vedeva nulla di ciò che attirava l'attenzione generale. Non soltanto non si accorse che l'imperatore parlava a lungo con l'ambasciatore di Francia, che discorreva con particolare amabilità con una certa signora, che un certo principe aveva fatto e detto una certa cosa, che Hélène riscuoteva un grande successo ed era onorata della particolare attenzione del tal dei tali; ma non s'accorse nemmeno della presenza fisica dell'imperatore e si rese conto che se n'era andato solo perché, dopo la sua partenza, il ballo si fece ancora più animato. Il principe Andrej ballò di nuovo con Nataša uno degli allegri cotillons prima di cena. Le ricordò il loro primo incontro nel viale di Otradnoe, come lei non riusciva ad addormentarsi in quella notte di luna ed egli, senza volerlo, l'avesse udita parlare. A quei ricordi Nataša si fece rossa e cercò di giustificarsi come se ci fosse stato alcunché di vergognoso nel palesare quei sentimenti in cui, senza volerlo, il principe Andrej l'aveva sorpresa.   
   Come tutte le persone cresciute in società, al principe Andrej piaceva incontrarvi ciò che non recava su di sé la consueta impronta mondana. E tale era appunto Nataša, col suo stupore, con la sua gioia, con la sua timidezza e perfino con i suoi errori di francese. Egli la trattava e le parlava con particolare tenerezza e riguardo.   
   Sedendole accanto, conversando con lei degli argomenti più semplici e insignificanti, il principe Andrej ammirava lo scintillio gioioso dei suoi occhi e del sorriso, che non era in relazione con l'argomento di quei discorsi, ma con la sua felicità interiore. Mentre Nataša veniva invitata da altri e si alzava con un sorriso per danzare in mezzo al salone, il principe Andrej ammirava in modo particolare la sua timida grazia. Nel bel mezzo di un cotillon, terminata la figura, Nataša stava tornando a sedere

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