al suo posto ancora tutta ansante. Un nuovo cavaliere la invitò. Ella era stanca, le mancava il respiro ed evidentemente stava pensando di rifiutare, ma subito tornò a levare gaiamente la sua mano per posarla sulla spalla del cavaliere e sorrise al principe Andrej.
«Sarei felicissima di riposarmi e di stare seduta con voi, sono proprio stanca; ma vedete come m'invitano e io ne sono contenta, ne sono felice; ed io voglio bene a tutti, e sono tutte cose che voi ed io capiamo benissimo.» Queste e molte, molte altre cose diceva quel sorriso. Quando il cavaliere la lasciò, Nataša corse attraverso il salone a prendere due dame per le figure.
«Se si avvicina prima a sua cugina, poi all'altra dama, sarà mia moglie,» si disse, del tutto inaspettatamente, il principe Andrej, che la stava guardando. Nataša si avvicinò prima a sua cugina.
«Che cose assurde certe volte vengono in mente,» pensò il principe Andrej. «Ma la verità è solo questa: che questa fanciulla è così adorabile, così singolare, che non durerà un mese a ballare, qui a Pietroburgo, senza trovarsi un marito... Una come lei è una tale rarità!» pensò mentre Nataša gli sedeva accanto, aggiustandosi sul corsage una rosa che era andata fuori posto.
Alla fine del cotillon il vecchio conte Rostov si avvicinò, vestito del suo frac blu, ai due ballerini. Invitò a casa sua il principe Andrej e domandò alla figlia se si divertisse. Nataša non rispose, e si limitò a un sorriso che diceva, sfumato di rimprovero: «Come si può fare una domanda simile?»
«Non mi sono mai divertita tanto in vita mia!» rispose, e il principe Andrej notò come le braccia magre di Nataša si fossero subito sollevate ad abbracciare il padre e come poi, con altrettanta rapidità, si fossero