storia,» concluse.
Il principe Andrej ascoltava quel resoconto dell'inaugurazione del Consiglio di Stato, che aveva atteso con tanta impazienza e al quale attribuiva un'importanza decisiva; e tuttavia era stupito di accorgersi che un simile avvenimento, adesso che si era compiuto, non soltanto non lo commuoveva, ma gli appariva del tutto privo d'importanza. Ascoltava dunque con silenziosa ironia l'entusiastico racconto di Bickij, e nel frattempo gli correva per la mente un pensiero elementare: «Che me ne importa di quel che dice Bickij, che ce ne importa a noialtri di quello che all'imperatore è piaciuto dire al Consiglio? Forse che tutto questo è in grado di rendermi più felice, di farmi migliore?»
All'improvviso, questo semplice ragionamento annullò nel principe Andrej tutto l'interesse che fino a quel momento aveva riposto nelle riforme che si andavano attuando. Quel giorno egli doveva pranzare da Speranskij en petit comité, come gli aveva detto, invitandolo, il padrone di casa. Questo pranzo, limitato alla cerchia dei familiari e degli amici personali dell'uomo che tanto ammirava, avrebbe dovuto interessare molto il principe Andrej, tanto più che fino allora egli non aveva mai avvicinato Speranskij nell'intimità della sua vita domestica; ma non aveva voglia di andarci.
Tuttavia, all'ora fissata per il pranzo, il principe Andrej varcò la soglia della casa di Speranskij, una piccola costruzione presso il Giardino di Tauride. Quella casa colpiva per l'eccezionale pulizia (faceva pensare alla pulizia dei monasteri), e nella sala da pranzo col piancito di parquet il principe Andrej, che era un po' in ritardo, trovò già lì, alle cinque, raccolto al completo, il petit comité, tutte persone intime di Speranskij. Non c'erano donne, eccetto la figliola di Speranskij, una