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principe Andrej prese a contraddire gli astanti. Speranskij sorrise e, con l'evidente proposito di deviare il discorso dall'indirizzo che aveva assunto, raccontò una storiella che, con quell'argomento, non aveva alcuna attinenza. Per qualche istante tutti ammutolirono.   
   Tornato a casa, egli si mise a ripercorrere con la memoria gli ultimi quattro mesi della sua vita a Pietroburgo, come se si trattasse di qualcosa di nuovo. Ricordava le brighe che s'era date, le sue sollecitazioni, tutta quella sua storia del progetto di codice militare, che era stato preso in considerazione ma che ora si cercava di soffocare sotto il silenzio perché era già stato preparato e presentato all'imperatore un altro progetto, peraltro molto mediocre; si ricordò delle sedute del comitato, di cui faceva parte anche Berg; si ricordò con quanta minuzia in quelle sedute si esaminasse tutto ciò che riguardava la forma e la procedura delle sedute stesse e con quanto affannato zelo si eludesse tutto ciò che riguardava la sostanza delle cose. Si sovvenne anche del suo lavoro legislativo, di come egli si fosse dato pena di tradurre in russo gli articoli dei codici latino e francese, ed ebbe vergogna di se stesso. Poi nella sua immaginazione riaffiorò Boguèarovo, le sue occupazioni in campagna, il suo viaggio a Rjazan'; ricordò i contadini, lo starosta Dron e, applicando a loro i diritti delle persone, che aveva distribuito in paragrafi, si chiese con stupore come avesse potuto occuparsi così a lungo di un lavoro del tutto vano.   
   

   Capitolo XIX   

   
   Il giorno dopo il principe Andrej andò in visita presso alcune famiglie dove ancora non era stato, e fra queste anche la famiglia Rostov con la

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