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immediatamente. Anna Michajlovna si tolse i guanti e si accomodò in poltrona come in una posizione conquistata, invitando il principe Vasilij a sedersi accanto a lei.   
   «Boris!» disse al figlio e sorrise. «Io vado dal conte, dallo zio; tu intanto va' da Pierre, mon ami, e non dimenticare di trasmettergli l'invito dei Rostov. L'hanno invitato a pranzo; penso però che lui non ci andrà, vero?» domandò rivolgendosi al principe.   
   «Al contrario,» rispose il principe Vasilij, visibilmente infastidito. «Je serais très content si vous me débarassez de ce jeune homme... Se ne sta qui così... Il conte non ha chiesto di lui nemmeno una volta.»   
   E alzò le spalle. Il cameriere fece strada al giovane giù per le scale e poi ancora su, nella stanza di Pëtr Kirilloviè.   
   

   Capitolo XVI   

   
   Pierre non era riuscito a trovarsi una carriera che gli si confacesse, a Pietroburgo, ed effettivamente era stato rispedito a Mosca per schiamazzi notturni. La storia riferita in casa Rostov era vera. Pierre aveva aiutato a legare il commissario sul groppone dell'orso. Arrivato a Mosca alcuni giorni prima, come sempre si era fermato in casa di suo padre. Sebbene prevedesse che la sua storia fosse già nota a Mosca e che le signore dell'entourage di suo padre, sempre maldisposte verso di lui, avrebbero approfittato dell'occasione per irritare il conte, il giorno stesso del suo arrivo si recò negli appartamenti paterni. Entrato nel salotto, luogo di soggiorno abituale delle principessine, salutò le signore intente ai loro ricami e a un libro, che una di loro leggeva ad alta voce. Erano tre. Chi leggeva era la maggiore, una ragazza severa e

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