linda, dalla vita lunga, quella stessa che era uscita in presenza di Anna Michajlovna; le minori stavano ricamando sul telaio: erano entrambe graziose e colorite, e si distinguevano l'una dall'altra soltanto per un piccolo neo che una aveva su un labbro, e l'abbelliva molto. Pierre fu accolto come un morto o un appestato. La maggiore delle principessine interruppe la lettura e lo scrutò con occhi spaventati, senza parlare; la minore - quella senza neo - assunse la stessa espressione; e la più piccola, quella col neo, di carattere allegro e ridanciano, si chinò sul ricamo per nascondere un sorriso evidentemente suggeritole dalla imminente scena che prevedeva divertente. Tese verso il basso il filo di lana, come se dovesse esaminare i punti, trattenendosi a stento dal ridere.
«Bonjour, ma cousine,» disse Pierre. «Vous ne me réconnaissez pas?»
«Fin troppo bene, vi riconosco; fin troppo bene.»
«Come sta il conte? Posso vederlo?» domandò Pierre, come sempre impacciato, ma senza turbarsi.
«Il conte soffre fisicamente e moralmente; e sembra che voi vi diate da fare per causargli ulteriori sofferenze morali.»
«Posso vedere il conte?» ripeté Pierre.
«Hmm!... Se volete ucciderlo, ucciderlo definitivamente, allora potete vederlo. Ol'ga, va' a vedere se è pronto il bouillon per lo zio, presto, è ora,» aggiunse, mostrando con ciò a Pierre che loro erano lì per recare sollievo a suo padre, mentre lui, evidentemente, non gli dava altro che motivi di turbamento.
Ol'ga uscì. Pierre sostò un momento, guardò le sorelle, e dopo aver fatto un inchino, disse:
«Allora vado in camera mia. Quando sarà possibile, me lo farete sapere.»