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sentimento che si era impossessato di lui come qualcosa di strano, di estraneo, di totalmente autonomo dalla sua volontà.   
   «Non avrei mai creduto a chi mi avesse detto che sarei stato capace di amare così,» disse il principe Andrej. «È un sentimento del tutto diverso da quello che ho provato in altri tempi. Il mondo intero per me è diviso in due metà, adesso: una è lei e lì è riposta tutta la felicità, la speranza, la luce; l'altra metà è tutto il resto; e dove lei non c'è tutto è desolazione e tenebre...»   
   «Desolazione e tenebre,» ripeté Pierre, «Sì, sì, questo lo capisco.»   
   «Io non posso non amare la luce, non si può farmene una colpa. E sono tanto felice. Mi comprendi? Io lo so che sei contento per me.»   
   «Sì, si,» confermò Pierre, guardando l'amico con occhi mesti e commossi. Quanto più luminosa gli appariva la sorte del principe Andrej, tanta più cupa gli sembrava la propria.   
   

   Capitolo XXIII   

   
   Per potersi sposare era necessario il consenso di suo padre, e a tale scopo l'indomani il principe Andrej partì per recarsi da lui.   
   Il vecchio principe accolse quella notizia con apparente tranquillità, ma con intima acrimonia. Non comprendeva che qualcuno potesse desiderare di cambiar vita, di introdurvi qualcosa di nuovo, quando per lui l'esistenza era ormai conclusa. «Mi lascino finir di vivere come mi pare, poi facciano quello che vogliono,» diceva a se stesso il vecchio. Col figlio, tuttavia, egli ricorse alla diplomazia che era solito usare nelle circostanze importanti. Con voce tranquilla prese a esaminare la cosa.   
   In primo luogo il matrimonio non era brillante né dal punto di vista

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