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non ci sarò...»   
   «Che cosa dovrebbe accadere?»   
   «Qualunque cosa sgradevole dovesse accadere,» proseguì il principe Andrej, «io vi prego, M.lle Sophie, qualunque cosa accada, rivolgetevi soltanto a lui per consiglio e per aiuto. È l'uomo più distratto e buffo del mondo, ma è il cuore più grande che si possa trovare.»   
   Né il padre, né la madre, né Sonja, né lo stesso principe Andrej potevano prevedere quale reazione avrebbe suscitato in Nataša il distacco dal suo fidanzato. Rossa e sconvolta, ma con gli occhi asciutti, quel giorno ella gironzolò per la casa, occupandosi delle cose più insignificanti, come incapace di comprendere ciò che l'attendeva. Non pianse nemmeno nel momento in cui, prendendo congedo, egli le baciò la mano per l'ultima volta.   
   «Non partite!» disse soltanto, con una voce che indusse il principe Andrej a riflettere se non dovesse restare davvero, e che poi egli ricordò per molto tempo. Non pianse nemmeno quando egli era ormai partito; ma per vari giorni rimase nella sua stanza, senza piangere, senza interessarsi di nulla e semplicemente qualche volta dicendo:   
   «Ah, perché se n'è andato?»   
   Ma due settimane dopo la partenza del principe Andrej, in modo altrettanto inatteso per chi le stava intorno, Nataša si scosse da questa sua malattia morale, tornò quella di sempre, sebbene con una mutata fisionomia morale: come i bambini, dopo una lunga malattia, si alzano dal letto con un altro viso.   
   

   Capitolo XXV   

   

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