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   C'era una di quelle pellegrine, Fedos'juška, una donna sui cinquant'anni, piccola, quieta, col viso butterato, che da più di trent'anni ormai andava in giro scalza e con un cilicio addosso. La principessina Mar'ja le era affezionata in modo speciale. Una volta, mentre nella stanza buia, alla luce di un solo lume, Fedos'juška le raccontava la sua vita, alla principessina Mar'ja a un tratto venne con tanta forza il pensiero che forse soltanto costei avesse trovato la giusta strada della vita, che fu quasi sul punto di seguirla e diventare anch'ella una pellegrina. Quando Fedos'juška andò a dormire, la principessina Mar'ja rifletté a lungo su questo, e alla fine decise che - per quanto strano potesse sembrare - lei doveva mettersi a fare la pellegrina. Confidò questa sua intenzione soltanto al suo confessore, che era un monaco, padre Akinfij, e questi approvò il suo proposito. Col pretesto di fare un dono ai pellegrini, preparò un abito completo da pellegrina: una camicia, un paio di lapti, un caffettano e un fazzoletto nero. Spesso, avvicinandosi a quel cassettone segreto, ella si fermava indecisa, pensando se non fosse venuto il momento di mettere in esecuzione il suo proposito.   
   Talvolta, ascoltando i racconti delle pellegrine, rimaneva sconvolta da questi discorsi che per loro erano un fatto meccanico e per lei invece pieni d'un profondo significato, tanto che varie volte fu sul punto di abbandonare tutto e di fuggire di casa. Nella sua immaginazione già si vedeva camminare, vestita di ruvidi cenci, insieme a Fedos'juška lungo una strada polverosa, con il bastone e la bisaccia, dirigendo il proprio cammino da un santuario all'altro, scevra da invidie e da umane passioni, senza nutrire alcun desiderio, fino all'ultima meta, dove non vi sono dolori né rimorsi, ma soltanto gioia e beatitudine eterna.   

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