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dietro il lupo lungo il margine della riserva. Nel contempo, anche i levrieri incalzavano l'animale sui due lati. Ma il lupo si era addentrato nei cespugli, e nessuno dei cacciatori lo vide più.   
   

   Capitolo V   

   
   Frattanto Nikolaj Rostov stava fermo al suo posto, aspettando il lupo. Dall'avvicinarsi e dall'allontanarsi dei latrati, dal rumore delle voci dei cani che egli era in grado di riconoscere, dall'avvicinarsi, l'allontanarsi ed elevarsi delle voci dei capimuta comprendeva ciò che stava accadendo nel bosco. Sapeva che nel folto del bosco c'erano lupi giovani e lupi vecchi; sapeva che i segugi si erano divisi in due branchi, che in qualche punto stavano inseguendo un animale, e che doveva essere accaduto qualcosa di spiacevole. Si aspettava che, da un istante all'altro, la bestia sbucasse dalla sua parte. Faceva mille diverse supposizioni su come e da che parte il lupo sarebbe potuto sbucare di corsa, e sul modo in cui lui lo avrebbe braccato. La speranza si alternava allo sconforto. Più volte si rivolse a Dio con la preghiera che il lupo si dirigesse verso di lui; pregava con quel sentimento appassionato e un po' vergognoso col quale si prega nei momenti di intensa emozione, e tuttavia dovuta a una causa insignificante. «Che cosa ti costa?» diceva a Dio, «fare questo per me? Lo so che Tu sei grande ed è peccato invocarti per una causa simile, ma Ti prego egualmente: fà che il lupo venga verso di me e che Karaj lo addenti alla gola con un morso micidiale, qui sotto gli occhi dello zio, che sta guardando di laggiù.» In quella mezz'ora Nikolaj percorse mille volte, con uno sguardo teso, inquieto e ostinato, il margine del bosco con le due querce poco folte che emergevano da una bassa

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