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Il'ja Andrejè si accostò per toccare il lupo.   
   «Com'è grosso,» esclamò. «È un vecchio lupo, vero?» domandò a Danila che era in piedi accanto a lui.   
   «Un bestione, eccellenza,» rispose Danila togliendosi prontamente il berretto.   
   Il conte si ricordò di essersi lasciato scappare sotto il naso il lupo, e del suo scontro con Danila.   
   «Tu però sei arrabbiato, amico mio,» disse Il'ja Andrejè.   
   Danila non rispose: abbozzò soltanto un sorriso timido, un sorriso infantile, mansueto e gradevole.   
   

   Capitolo VI   

   
   Il vecchio conte tornò a casa. Nataša e Petja promisero di rientrare subito. La caccia continuò, perché era ancora presto. Verso la metà della giornata i segugi furono sguinzagliati dentro un burrone ricoperto di giovane e fitto sottobosco. Nikolaj, in piedi in mezzo alle stoppie, poteva vedere tutti i suoi cacciatori.   
   Di fronte a Nikolaj si stendevano dei campi già verdeggianti delle semine d'autunno, e là stava alla posta un suo cacciatore, nascosto in una fossa, dietro un cespuglio di nocciolo. Non appena i segugi furono sguinzagliati, Nikolaj udì a intervalli il latrato di un cane che ben conosceva: Voltorn. Ad esso si unirono poi anche gli altri cani, ora chetandosi, ora rimettendosi a latrare. Un minuto dopo dal bosco echeggiò una nota di corno che segnalava la presenza di una volpe, e la muta, raccogliendosi per intero, si buttò verso un piccolo varco, in direzione dei prati, lontano da Nikolaj.   

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