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conte non ne aveva colpa e che tutto ciò non poteva essere diverso da come era e che lui stesso soffriva (sebbene non lo lasciasse capire) rendendosi conto della rovina sua e dei suoi figli. Pertanto era lei a tentar di risolvere la faccenda. Dal suo punto di vista femminile non c'era che un modo: Nikolaj avrebbe dovuto sposare una donna facoltosa. Ella sentiva che questa era l'ultima speranza e che, se Nikolaj avesse rifiutato il partito che lei gli aveva trovato, si sarebbe dovuto dire addio per sempre alla speranza di risanare le loro finanze. Questo partito era Julie Karagina, figlia di ottimi e virtuosi genitori, che i Rostov conoscevano sin dall'infanzia, e che ora era divenuto un ricchissimo partito, dopo la morte dell'ultimo dei suoi fratelli.   
   La contessa aveva scritto direttamente una lettera alla madre della Karagina, a Mosca, proponendo il matrimonio di Julie col proprio figlio, e ne aveva ricevuto una risposta favorevole. La Karagina aveva risposto che, per quanto la riguardava, era d'accordo, che tutto, d'altra parte, sarebbe dipeso dall'inclinazione di sua figlia. La Karagina, inoltre, invitava Nikolaj a recarsi a Mosca.   
   Più volte, con le lacrime agli occhi, la contessa aveva detto al figlio che ora, dal momento che entrambe le figlie si erano sistemate, l'unico suo desiderio era quello di veder lui sposato. Diceva che, in tal caso, sarebbe morta tranquilla; e subito aggiungeva di avere in vista una splendida fanciulla, cercando di sondare le opinioni di Nikolaj su un suo eventuale matrimonio.   
   In altri discorsi ella tesseva l'elogio di Julie e esortava Nikolaj ad andare a Mosca a divertirsi per le feste. Nikolaj intuiva a che cosa tendessero quei discorsi di sua madre e, nel corso di una di quelle conversazioni, la invitò a essere del tutto esplicita. La contessa allora

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