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nasconderle, ella si volse frettolosamente e uscě dalla stanza. Andň nella stanza dei divani, si fermň un momento pensierosa e poi andň nella stanza delle cameriere. Qui una vecchia domestica stava brontolando contro una ragazza che era giunta di corsa dal cortile, senza fiato per il freddo.   
   «Basta giocare,» diceva la vecchia. «C'č tempo per tutto.»   
   «Lasciala stare, Kondrat'evna,» disse Nataša, «Va', Mavruša, va' pure.»   
   E, lasciata andar fuori Mavruša, Nataša attraversň la sala per raggiungere l'anticamera. Tre domestici, due giovani e un vecchio, giocavano a carte. Vedendo entrare la signorina, interruppero il gioco e si alzarono.   
   «Che debbo fare di loro?» pensň Nataša.   
   «Sě, Nikita, per piacere, va'...» («Dove potrei mandarlo?...»)   
   «Sě, va in cortile, e portami un gallo, per piacere; e tu, Miša, portami un poco di avena.»   
   «Vi devo portare un poco di avena?» disse Miša, con allegro zelo.   
   «Va', spicciati,» disse il vecchio di rincalzo.   
   «Tu trovami del gesso, Fëdor.»   
   Passando davanti alla dispensa diede ordine di portare il samovar sebbene non fosse affatto l'ora del tč.   
   Il dispensiere Foka era l'uomo piů burbero di tutta la casa. A Nataša piaceva sperimentare su di lui la propria autoritŕ. Foka, infatti, non le credette e andň a domandare se fosse vero.   
   «Ah, questa padroncina!» commentň Foka, fingendo di essere contrariato con Nataša.   
   Nessuno in casa mandava tanta gente a destra e a manca, né gli dava tanto da fare quanto Nataša. Le bastava vedere qualcuno, e subito lo

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