Mar'ja Dmitrievna Achrosimova, detta in società le terrible dragon: una signora famosa non per la sua ricchezza e i suoi titoli, ma per l'intelligenza e la schietta semplicità del tratto. Mar'ja Dmitrievna era conosciuta sia dalla famiglia imperiale, sia dall'alta società di Mosca e di Pietroburgo; le due città, stupite dal suo modo di fare, deridevano la sua rozzezza e raccontavano ameni aneddoti sul suo conto. Nondimeno tutti, senza eccezione, la stimavano e la temevano.
Nello studio pieno di fumo si parlava della guerra, che era stata annunciata con un proclama, e dell'arruolamento. Nessuno aveva ancora letto il manifesto, ma tutti sapevano della sua pubblicazione. Il conte era seduto su un'ottomana fra due invitati che fumavano e conversavano. Il conte non fumava e non parlava, ma piegando la testa ora da una parte ora dall'altra, guardava con visibile piacere quelli che fumavano e ascoltava la conversazione dei suoi due vicini che andava aizzando l'uno contro l'altro.
Uno dei due ospiti era un borghese dal viso magro, bilioso e rasato; un uomo che si avvicinava già alla vecchiaia sebbene fosse vestito come un giovanotto alla moda; sedeva con le gambe stese sull'ottomana, con l'aria d'una persona di casa; si cacciò in bocca di sbieco il bocchino d'ambra e aspirò convulsamente il fumo sgranando gli occhi. Era Šinšin, un vecchio scapolo cugino della contessa; che nei salotti moscoviti godeva fama di essere una malalingua, e si mostrava molto condiscendente verso il suo interlocutore. L'altro, un fresco e roseo ufficiale della Guardia, lavato, abbottonato e pettinato in modo irreprensibile, teneva il bocchino al centro della bocca e con le labbra rosee aspirava delicatamente il fumo emettendolo poi a volute dalla bella bocca. Era, costui, quel sottotenente Berg, ufficiale del reggimento Semënovskij, assieme al quale Boris partiva