per il reggimento, e che era servito a Nataa per canzonare Vera, la maggiore delle contessine, definendo Berg il suo fidanzato. Il conte era seduto fra loro e ascoltava con attenzione. L'occupazione pił gradita al conte, eccezion fatta per le partite a boston che lo divertivano moltissimo, era questa posizione d'ascoltatore, e soprattutto se gli riusciva d'aizzare l'uno contro l'altro due conversatori molto ciarlieri.
«Ma come, batjuka, mon trčs honorable Al'fons Karlyč,» diceva inin, ridacchiando e associando (era una particolaritą del suo eloquio) le pił semplici e popolari espressioni russe con ricercate frasi francesi. «Vous comptez vous faire des rentes sur l'état, vorreste riscuotere una rendita dalla cassa del reggimento?»
«Niente affatto, Pėtr Nikolaevič; io voglio dire semplicemente che in cavalleria il vantaggio č assai minore che in fanteria. Per esempio, mettetevi nella mia situazione, Pėtr Nikolaevič...»
Berg parlava sempre in modo molto preciso, pacato e rispettoso. La sua conversazione riguardava sempre e soltanto lui stesso. Se ne stava tranquillo, in silenzio, fin tanto che si parlava di qualcosa che non aveva diretta attinenza con lui. E poteva tacere in questo modo per ore, senza provare e senza causare negli altri il minimo disagio. Ma, non appena la conversazione lo toccava di persona, cominciava a parlare in tono prolisso e con palese soddisfazione.
«Mettetevi nei miei panni, Pėtr Nikolaevič: se io fossi in cavalleria, non riceverei pił di duecento rubli per quadrimestre, sia pure col grado di sottotenente; adesso invece ne ricevo duecentotrenta,» diceva con un sorriso gioioso e accattivante, sbirciando inin e il conte, come se per lui fosse stato evidente che il suo successo era sempre in cima ai desideri di tutti gli uomini.