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padroni e servitori, in un grande cerchio: furono portati un anello, una cordicella e una moneta da un rublo e vennero organizzati dei giochi.   
   Un'ora dopo tutti i costumi erano gualciti e in disordine. I baffi e le sopracciglia di sughero affumicato si disfacevano sulle facce allegre e accaldate. Pelageja Danilovna cominciò a riconoscere le maschere e si profondeva a elogiare i travestimenti, a dichiarare come si addicessero a tutti, soprattutto alle signorine, e ringraziava per averla fatta tanto divertire. I signori furono invitati a cenare in salotto e nella sala grande vennero disposte le tavole per i servitori.   
   «No, non andate nel casotto del bagno a far gli incantesimi, questo sì che metterebbe paura!» disse durante la cena una vecchia zitella che abitava coi Meljukov.   
   «E perché?» domandò la maggiore delle ragazze Meljukov.   
   «Voi non ci andreste mai, ci vuole coraggio...»   
   «Io ci vado,» disse Sonja.   
   «Raccontate che cosa è successo a quella signorina,» disse la seconda delle Meljukov.   
   «Ecco, una volta una signorina provò ad andarci,» disse la vecchia zitella; «prese con sé un gallo, due posate, tutto quello che occorre e si mise a sedere. Dopo esser rimasta seduta per un poco, udì arrivare qualcosa... una slitta con tanto di sonagli; poi udì arrivare qualcuno. Entrò un tale che sembrava proprio un uomo: un ufficiale in tutto e per tutto; entrò e si sedette davanti alle posate insieme con lei.»   
   «Oh! Oh!...» gridò Nataša, sgranando gli occhi per la paura.   
   «Ma che cosa faceva: parlava, anche?»   
   «Sì, proprio come un uomo. Poi si mise a darle i suoi consigli, e lei avrebbe dovuto intrattenerlo in conversazione finché il gallo avesse

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