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   La principessina Mar'ja chiese scusa ad Amal'ja Evgenievna e al padre per se stessa e per il cameriere Filipp che aveva sollecitato le sue difese.   
   In momenti come questi nell'anima della principessina Mar'ja nasceva un sentimento in tutto affine all'orgoglio del sacrificio. E a un tratto, in quei momenti, quel padre che lei biasimava, si metteva a cercare in sua presenza gli occhiali, tastando intorno a essi e non vedendoli, oppure si dimenticava quel che era accaduto un'ora prima, o si muoveva malcerto sulle gambe ormai deboli e si guardava attorno per vedere se qualcuno non si fosse accorto del suo decadimento, o ancora, peggio di ogni altra cosa, si assopiva a pranzo quando non c'erano invitati che riuscissero a tener desto il suo interesse, lasciava cadere il tovagliolo e si piegava sopra il piatto con la testa tremante.   
   «Č vecchio, č debole, e io oso giudicarlo!» pensava in quei momenti la principessina Mar'ja con disgusto verso se stessa.   
   

   Capitolo III   

   
   Nel 1811 abitava a Mosca un medico francese che molto presto era diventato di moda. Era un bell'uomo di statura molto alta, amabile come sa esserlo un vero francese, e, secondo quanto tutti affermavano a Mosca, medico di straordinario valore. Si chiamava Métivier. Nelle case dell'alta aristocrazia veniva accolto non come un medico, ma come un amico.   
   Il principe Nikolaj Andreič, che si faceva beffe della medicina, negli ultimi tempi, su istanza di mademoiselle Bourienne aveva cominciato a riceverlo in casa sua e si era abituato alla sua persona. Métivier si recava dal principe un paio di volte alla settimana.   

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