di compromettersi e di legarsi, ora vi andava arditamente, anche tutti i giorni, e non la trattava come una ragazza da marito, ma come una conoscente priva di sesso.
Quell'inverno a Mosca casa Karagin era la più piacevole e la più ospitale. Oltre ai pranzi e ai ricevimenti, ogni giorno vi si riuniva un gruppo numeroso, soprattutto maschile, che cenava a mezzanotte e si tratteneva fin oltre le due. Non c'era ballo, gita o spettacolo teatrale che Julie si lasciasse sfuggire. Le sue toilettes erano sempre all'ultima moda. Ma nonostante questo Julie sembrava delusa di tutto; diceva a tutti che lei non credeva né all'amicizia, né all'amore, né in alcuna gioia della vita, e si aspettava pace soltanto lassù. Aveva assunto il tono della ragazza che ha subito una grave delusione, della ragazza che ha perduto l'uomo amato o è stata da lui crudelmente ingannata. Sebbene non le fosse successo nulla di simile, tale veniva considerata, e lei per prima era convinta di aver sofferto molto in vita sua. Questa malinconia, che non le impediva di divertirsi, nemmeno impediva ai giovanotti che frequentavano casa sua di passare piacevolmente il tempo. Ogni invitato, recandosi da loro, rendeva il suo tributo all'umor melanconico della padrona di casa e poi si occupava di discorsi mondani, di balli, di giochi d'intelligenza e di bouts rimés, che dai Karagin erano di gran moda. Solo alcuni giovanotti, e fra questi Boris, approfondivano lo stato d'animo melanconico di Julie, e con costoro ella teneva conversazioni più prolungate e solitarie sulla vanità delle cose terrene; e mostrava loro i suoi album pieni di immagini melanconiche, di sentenze e di versi.
Julie era particolarmente affabile con Boris: compiangeva il suo precoce disinganno della vita, gli offriva quelle consolazioni dell'amicizia che solo lei poteva elargire appunto perché anch'ella aveva