e, datili a Nataša che risplendeva tutta in occasione della sua festa, e in quel momento si faceva di bragia, le voltò subito le spalle e si rivolse a Pierre.
«Oh, mio caro, vieni un po' qua,» disse con una voce falsamente sommessa e sottile. «Vieni un po' qua, caro...»
E tornò a rialzare le maniche con fare minaccioso.
Pierre si avvicinò guardandola ingenuamente attraverso gli occhiali.
«Avvicinati, avvicinati, caro! Anche a tuo padre sono stata la sola a dire la verità quand'era necessario; ma dirla a te, poi, è un Comandamento di Dio.»
Tacque. Tacquero tutti in attesa di ciò che sarebbe seguito, consci del fatto che quello era soltanto il prologo.
«Bravo, non c'è che dire! Proprio un bravo ragazzo! Suo padre giace nel suo letto di morte e lui si diverte; ti piazza un commissario a cavallo d'un orso. Vergogna, batjuška, vergogna! Avresti fatto meglio ad andartene in guerra.»
Si voltò e porse il braccio al conte che si tratteneva a stento dal ridere.
«Allora, sarà ora di andare a tavola, no?» disse Mar'jà Dmitrievna.
Davanti a tutti si avviarono il conte con Mar'ja Dmitrievna. Seguivano la contessa, al braccio di quel colonnello degli ussari, personaggio da tenersi buono, con il quale Nikolaj doveva raggiungere il reggimento. Anna Michajlovna era accompagnata da Šinšin. Berg dava il braccio a Vera. La sorridente Julie Karagina si incamminò verso la tavola insieme a Nikolaj. Li seguivano altre coppie che si andavano spargendo per tutta la sala e, dietro di loro, alla spicciolata, i bambini, gli istitutori e le governanti. I camerieri si misero in moto, le sedie rumoreggiarono, nel