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coro l'orchestra cominciò a suonare e gli invitati si misero a sedere. Presto le note dell'orchestra furono sostituite dai rumori dei coltelli e delle forchette, del chiacchiericcio degli invitati, dei passi discreti dei camerieri. A capotavola sedeva la contessa, che alla destra aveva Mar'ja Dmitrievna e alla sinistra Anna Michajlovna e le altre invitate. All'altra estremità della tavola era seduto il conte, con il colonnello degli ussari alla sinistra, e Šinšin con gli altri invitati di sesso maschile alla destra. Da una parte della lunga tavolata la gioventù un po' più matura: Vera a fianco di Berg, Pierre a fianco di Boris; dall'altra parte, i bambini, gli istitutori e le governanti. Attraverso il cristallo delle bottiglie e delle alzate da frutta il conte sbirciava la moglie e la sua alta cuffia dai nastri turchini e versava con zelo il vino ai suoi vicini senza tuttavia trascurare se stesso. Anche la contessa, senza scordare i suoi doveri di padrona di casa, gettava da dietro gli ananassi sguardi significativi al marito, la cui calvizie e il cui viso acceso spiccavano più che mai nella cornice dei capelli bianchi. Dalla parte delle signore, saliva un mormorio regolare, mentre da quella maschile le voci risuonavano sempre più forti, soprattutto quella del colonnello degli ussari il quale si faceva sempre più rosso, e mangiava e beveva con tanto gusto, che il conte già lo portava ad esempio agli altri invitati. Con un tenero sorriso Berg andava dicendo a Vera che l'amore non è un sentimento terrestre ma celeste. Boris elencava al suo nuovo amico Pierre i nomi degli invitati e scambiava occhiate con Nataša, seduta di fronte a lui. Pierre parlava poco, esaminando quelle facce per lui nuove, e mangiava molto. A cominciare dalle due minestre, di cui aveva scelto quella à la tortue, fino alle kulebjaka e alle pollastrelle selvatiche, non tralasciò una sola portata e uno solo dei vini, che il maggiordomo faceva

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