Anna Semënovna, e poi ripasserei a prenderla.»
Il'ja Andrejè aveva escogitato quell'astuzia diplomatica per dar modo alle due future cognate di conoscersi (come riferì poi alla figlia) e anche per evitare l'eventualità di un incontro con il principe, del quale aveva paura. Egli non disse questo alla figlia, ma Nataša comprese la paura e l'inquietudine di suo padre, e ne fu offesa. Arrossì per lui, si arrabbiò ancor più per il fatto di essere arrossita e guardò la principessina con uno sguardo di sfida che diceva come lei non avesse paura di nessuno. La principessina rispose al conte che era molto contenta; lo pregava anzi di trattenersi quanto a lungo desiderasse da Anna Semënovna; dopo di che Il'ja Andreiè uscì.
Nonostante gli sguardi inquieti che le gettava la principessina Mar'ja, desiderosa di parlare a quattr'occhi con Nataša, mademoiselle Bourienne non usciva dalla stanza e manteneva con fermezza la conversazione sui divertimenti e sui teatri di Mosca. Nataša era offesa dallo scompiglio prodottosi in anticamera, dall'inquietudine di suo padre e dal tono innaturale della principessina, che le dava l'impressione di concederle una grazia per il fatto stesso di averla ricevuta. Tutto, perciò, le appariva sgradevole. La principessina Mar'ja non le piaceva. Le sembrava bruttissima, arida, ipocrita. A un tratto Nataša si ritrasse moralmente su se stessa e involontariamente assunse un tono così svogliato, che valse a distogliere ancor più da lei la principessina Mar'ja. Dopo cinque minuti di una conversazione penosamente artificiosa, si udirono i passi rapidi di due piedi calzati di pantofole che si avvicinavano. Il volto della principessina Mar'ja rivelò lo spavento. La porta della principessina Mar'ja si aprì ed entrò il principe in vestaglia e berretto bianco da notte.