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   Si presentò a pranzo con gli occhi rossi. Mar'ja Dmitrievna, che aveva saputo come il principe avesse accolto i Rostov, fece finta di non accorgersi del viso sconvolto di Nataša, e a tavola di buona lena scherzò ad alta voce col conte e gli altri ospiti.   
   

   Capitolo VIII   

   
   Quella sera i Rostov andarono all'opera; Mar'ja Dmitrievna aveva procurato i biglietti.   
   Nataša avrebbe preferito non andare, ma non poteva rifiutare questa prova di affetto di Mar'ja Dmitrievna rivolta unicamente a lei. Quando, vestita, uscì nel salone per aspettare il padre e, guardandosi nel grande specchio, si vide bella, molto bella; si sentì ancora più triste, ma, ora, in un modo pieno di dolcezza e d'amore.   
   «Dio mio, se lui fosse qui non sarei più come prima, così scioccamente timida come fossi stata di fronte a chissà cosa; ma in un modo nuovo, semplice. E mi stringerei a lui, lo costringerei a guardarmi con quegli occhi curiosi e indagatori coi quali mi guardava tanto spesso e poi lo farei ridere come rideva allora, e i suoi occhi... oh, come li vedo, quegli occhi!» pensava Nataša. «Che m'importa di suo padre e di sua sorella? Io amo lui, soltanto lui, lui, lui, con quegli occhi e quel volto e quel sorriso, virile e al tempo stesso fanciullesco... No, meglio non pensare a lui, non pensarci, dimenticare, dimenticare tutto per il momento. Io non sopporto quest'attesa; ecco, adesso mi metto a piangere.» E si allontanò dallo specchio facendo uno sforzo su se stessa per non scoppiare in singhiozzi. «E come fa Sonja ad amare Nikolen'ka in modo così costante, così tranquillo; ad aspettare così a lungo e con tanta

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